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Quando chiedo ad Annalisa Beghè di raccontarmi la sua ricetta del cuore, senza esitazioni mi parla della farinata.

“Non so se fosse qualcosa di tipico della nostra famiglia o della zona di Signa in generale, fatto sta che in casa mia si mangiava spessissimo, mio padre ne era ghiotto e diceva che gli dava energia.
Era un piatto povero che piaceva molto anche a me, ma io toglievo sempre la patina che si formava in superficie dopo la cottura della farina nel latte; il mio babbo invece mangiava anche quella e gli piaceva ancora di più quando la farina era “aggruvugliata”, così diceva lui, quando cioè formava i grumi. Si mangiava per cena, aggiungendo lo zucchero perché dolce era ancora più gustosa.
Dopo la morte del babbo non l’ho più mangiata, ma se penso a un sapore della mia infanzia, a un piatto che sa di famiglia penso subito alla farinata dolce che preparava la mamma”

Primo alimento che si introduce nello svezzamento dei bambini, la farinata è un piatto semplice che ritroviamo con molte varianti un po’ in tutte le regioni italiane.

Latte e farina sono alla base di molte preparazioni, crepes dolci o salate, torte, creme, focacce e besciamella.

“…Era salita in piedi sulla sedia, guardando il burro fondersi nel pentolino come un’onda che sprofondi nella sabbia, poi la farina, inizialmente qualcosa di brutto e granuloso che guastava il quadro generale finché non venne mescolata più e più volte, la mano della madre di Margaret che fermava il cucchiaio di legno di Lillian quando quest’ultima avrebbe voluto schiacciare i grumi, e iniziava invece a muoversi lentamente, in cerchio, delicatamente, finché il composto di farina e burro non divenne liscio. Poi l’immagine fu modificata nuovamente dal latte, la salsa che si dilatava per incorporare il liquido e ogni volta Lillian pensava che non potesse contenere nient’altro, che si sarebbe scissa in solido e liquido, e invece non accadeva mai. All’ultimo istante la madre di Margaret scostò la tazza di latte dalla pentola e Lillian osservò la besciamella, un manto di neve intonsa, il suo profumo come la sensazione di quiete al termine di una malattia, quando il mondo ricomincia a sembrare gentile e accogliente.”

Erica Bauermeister “La scuola degli ingredienti segreti”

La farinata di Annalisa ricorda un po’ la besciamella ma in versione dolce e senza burro.
E’ una crema al latte senza panna e senza uova, valida alternativa alla crema tradizionale per chi è intollerante alle uova e sostituendo il latte vaccino con una bevanda vegetale diventa una crema perfetta anche per i vegani.

Crema al latte senza panna e senza uova

Ingredienti:
500 ml latte
100 gr zucchero
50 gr farina 00
1 bustina Vanillina
Procedimento:

Versate il latte in un pentolino, aggiungete la vanillina e portatelo a bollore.
In una ciotola mischiate lo zucchero con la farina aggiungendo un mestolo di latte caldo e girate il composto con un cucchiaio di legno.
Mescolate bene il tutto e versatelo nel pentolino col latte rimanente.
Mettete il pentolino sul fuoco a fiamma molto bassa e continuate a mescolare col cucchiaio di legno finché il composto non si sarà addensato prendendo la consistenza di una crema.
Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare la crema coprendola con un foglio di pellicola trasparente, questa accortezza servirà a non far formare la crosticina in superficie.
Questa crema può essere gustata al cucchiaio, da sola o con l’aggiunta di gocce di cioccolata o frutti di bosco, ma è perfetta anche come farcitura di torte.
Aggiungendo 1/2 cucchiaino di curcuma o una puntina di zafferano il composto prenderà il colore della crema tradizionale, quella con le uova, senza però lasciare traccia delle spezie al palato.