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Barberino di Mugello / Maria Galano / pittura

Manifesta di Maria Galano: la pittura come ricerca interiore – 2 parte

Maria ama molto il suo lavoro, dipingere le ha dato serenità, le ha permesso di liberarsi dei pesi che portava dentro trasferendo sulla tela i suoi stati d’animo.
Quando si racconta Maria misura le parole, parla lentamente con la chiarezza di chi è abituato a trasmettere agli altri la propria esperienza. Le ci è voluto del tempo per imparare ad ascoltarsi e seguire le sue emozioni; oggi chi visita il suo laboratorio a Barberino di Mugello scopre il mondo colorato di una donna solida e accogliente.

Maria nel suo laboratorio “Manifesta” a Barberino di Mugello

Barberino di Mugello

Il territorio di Barberino occupa la parte più occidentale della vallata del Mugello.
Il nucleo più antico del paese si è sviluppato nel Medioevo ai piedi del colle su cui sorge l’antico castello di Barberino dei Cattani di Combiate.
Con la realizzazione della strada della Futa tutta l’area divenne un importante centro economico di scambio e attività agricole, da qui infatti passavano le strade che dalla piana dell’Arno raggiungevano la Pianura Padana. 
Il nome Barberino deriva dallo stemma della famiglia Cattani di Combiate che rappresenta un uomo con tre barbe; è a questa famiglia che viene attribuita la costruzione nell’XI secolo del  Castello di Barberino. Il castello sorse su un precedente presidio fortificato Longobardo, era chiamato “gardingo” cioè torre di vedetta. Lo governavano dei comandanti di origine longobarda, detti per il loro incarico “capitanei“, da qui deriva il termine “cattani”, titolo che nel tempo divenne anche il nome della famiglia che per secoli è stata proprietaria del castello.

La torre e il giardino del Castello di Barberino

Visitando il centro storico del paese si può notare il Palazzo Pretorio, piazza Cavour con le logge medicee opera di Michelozzo, l’Oratorio della compagnia della Misericordia e la chiesa di San Silvestro, patrono del paese.

Logge Medicee in Piazza Cavour

L’Oasi WWF del Gabbianello

Con la sua superficie di venticinque ettari l’Oasi del Gabbianello (www.gabbianello.it) merita una visita in ogni periodo dell’anno, ma è soprattutto in primavera e autunno che si possono osservare magnifiche creature di passaggio sul territorio.
Dalle cinque capanne costruite per il bird watching si possono osservare le cicogne bianche, le gru, le oche selvatiche, il cavaliere d’Italia, il tarabuso, il falco pescatore e talvolta qualche fenicottero.
L’oasi si trova nel Comune di Barberino di Mugello, lungo il percorso tradizionale di migrazione dall’Africa al Polo Nord ed è ricca di attività faunistica durante tutto l’anno, nel suo piccolo laghetto trovano rifugio rane, farfalle e libellule.

Falco pescatore

Formazione

“Stare da sola nel mio laboratorio in mezzo ai miei colori mi dà un profondo senso di pace” mi dice Maria, e con la memoria torna indietro nel tempo.
“Ero una bambina molto curiosa e vivace, mi definivano “maschiaccio”; mi piaceva arrampicarmi sugli alberi, cercavo e raccoglievo animaletti di tutti i generi e non giocavo con le bambole in modo tradizionale, il mio divertimento era smontarle e osservare come erano fatte al loro interno.
Poi nel tempo la mia vivacità si è spenta, vicende familiari dolorose mi hanno tolto serenità, mi sono intristita e chiusa in me stessa, sono diventata cupa e questo stato d’animo è proseguito per anni, ha accompagnato la mia crescita ed ha caratterizzato la mia personalità fino alla giovinezza.”

All’epoca Maria abitava a Prato con i genitori e una sorella appena più piccola di lei, nessuno in famiglia aveva un’ indole artistica.
“L’estrazione sociale della mia famiglia era molto bassa – racconta Maria – i miei genitori erano contadini senza terra, persone senza possibilità economiche e senza cultura. Le privazioni che avevano vissuto da piccoli erano state talmente tante e così grandi che il loro unico pensiero era di lavorare per avere beni materiali come la casa, la macchina e le vacanze”
A scuola Maria provava piacere a disegnare, per lei era una gioia seguire gli stimoli dell’insegnante di arte.
“Ho perfettamente viva nella memoria l’immagine del mio professore delle medie mentre dice ai miei genitori di farmi fare il liceo artistico o la scuola d’arte.
Ricordo come cercava di convincerli spiegando che quella era assolutamente la mia strada.”

Il suggerimento del professore non fu preso in considerazione, non era concepibile all’epoca per i genitori di Maria che lei si spostasse ogni giorno da Prato fino a Firenze per andare a scuola.
“Io non mi sono imposta perché non avevo ancora ben chiaro cosa volessi fare davvero; mi sono iscritta alle magistrali e dopo il diploma e l’anno integrativo ho iniziato a lavorare facendo le mie prime supplenze.”
Maria in quegli anni continuava comunque a disegnare, la mattina lavorava a scuola, il pomeriggio frequentava un corso di grafica pubblicitaria e sporadicamente dipingeva.
“Compravo delle tele e dipingevo le mie sensazioni. Era un bisogno, seguivo una tensione interiore, provavo una specie di urgenza, potrei dire quasi una sofferenza… dipingendo cercavo di liberarmi di quel peso che mi portavo dentro e che non riuscivo a spiegare.
Questi dipinti li ho ancora tutti, ognuno per me è significativo e a sé stante. Esprimono chiusura, forza ed energia soffocate, il grido di chi chiede di essere ascoltato. Ma io ci vedo anche speranza, l’atto
creativo come via di uscita dal dolore”
, mi dice.
Fra le sue varie esperienze di formazione Maria ha frequentato anche un corso di acquerello steineriano, che utilizza il colore per comprenderne la qualità energetica.
“Possiamo utilizzare il colore senza forma e suscitare comunque emozioni” – mi spiega Maria – Il colore è vibrazione ed energia. Guardare il giallo di un campo di girasoli smuove sensazioni diverse da quelle che possono arrivarci dal rosso dei papaveri o dal blu del mare profondo sovrastato da un cielo plumbeo.”

“Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare.”

Wassily Kandinsky ‘Lo spirituale nell’arte’, 1912

“Ricordo – continua Maria – che in un dipinto riprodussi una visione che avevo avuto; fissai sulla tela quelle sensazioni forti che avevo provato e guardando il quadro oggi si può notare quasi un’ anticipazione di quello che poi è diventato un motivo ricorrente nei miei lavori: uno sguardo in un cosmo completamente scuro dove iniziavano a manifestarsi le prime nebulose, le polveri cosmiche prima che si definissero i pianeti… una specie di big bang.”

“Creazione in atto” acrilico su tela cm 50×81

“In seguito al corso di grafica pubblicitaria mi sono dedicata a questa attività in maniera professionale, prima in società con altre persone e poi per conto mio. Non esisteva ancora la computer grafica e tutto veniva fatto a mano. Con l’arrivo del computer ho deciso di smettere perché quello non era più il mio lavoro, mi mancava la manualità, non potevo pensare di passare la giornata davanti a un computer. Dovevo impastarmi le mani. Sono andata perciò a lavorare in un laboratorio di carta e legatoria da un’ amica a Firenze. La legatoria fa parte della tradizione artigianale fiorentina. Lì ho imparato a lavorare con la carta, a rilegare e gradualmente ho abbandonato l’attività di grafica diventando sempre più artigiana.”

Con la carta Maria ha imparato a realizzare vari oggetti, scatole, quaderni e diari, poi con la nascita della prima figlia e il trasferimento della famiglia a Barberino di Mugello decide di aprire qui un suo laboratorio, nel centro del paese, e da autodidatta inizia a realizzare anche cornici per quadri e specchi.

“Nonna, come si affronta il dolore?”
“Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s’indurisce ancora di più.”
“Con le mani nonna?”
“Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima. Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione. Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare.
[…] Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l’essenza.”

Elena Bernabè “Alla conquista delle stelle”