Profondamente toscano, così si sente Riccardo Cucini e lo sottolinea con l’orgoglio di chi vive in un luogo splendido al centro della Toscana, in Val d’Elsa.
Riccardo non parla con accento spiccatamente fiorentino e nemmeno senese, il suo toscano è pulito “perché qui – mi dice – si parla l’italiano più puro”. E mi ricorda che a Colle di Val d’Elsa si citano spesso e volentieri le parole del maestro colligiano Asvero Pacini:
“A nord la parlata fiorentina si è fermata a Poggibonsi, a sud quella senese non si è spinta oltre Monteriggioni, a ovest il pisano con deboli accenti è giunto fino a Volterra…a Colle si parla colligiano. E basta.”
Con voce sonora e piena Riccardo mi racconta il legame col suo territorio, forte tanto quanto la passione che mette nel suo lavoro, e quando mi parla del suo amore per il teatro riesco facilmente ad immaginarmelo sul palco.
“Sono nato a Siena, contrada della Selva, nel 1973, ma sono colligiano, figlio di colligiani e ho sempre vissuto a Colle di Val d’Elsa dove sono cresciuto libero di giocare per strada con i miei amici, senza tante costrizioni perché a Colle non c’erano i pericoli della città. Ricordo un’infanzia serena, coccolato dai genitori e dai nonni che vivevano con noi e poi il contatto con tanti personaggi caratteristici di Colle, la mia curiosità, la mia fantasia, i ritmi lenti della vita in una piccola città come Colle di Val d Elsa in cui l’ambiente era ovunque familiare e genuino.”
La Valdelsa
Il territorio della Valdelsa è la meta ideale per chi vuole trascorrere una vacanza in Toscana e visitare città come Firenze e Siena, ma la sua posizione centrale permette di raggiungere agevolmente anche Pisa, Lucca e il mare.
“La corriera si mosse, passò sotto la porta, percorse un tratto del viale alberato lungo le mura; poi affrontò la discesa. Alla prima curva, si scoprì la Valdelsa. C’era un mare di nebbia, laggiú: da cui emergevano come isole le sommità delle collinette. Ma il sole, attraversando coi suoi raggi obliqui la nebbia, accendeva di luccichii il fondovalle. Mara non distoglieva un momento gli occhi dallo spettacolo della vallata che si andava svegliando nel fulgore nebbioso della mattina.”
Carlo Cassola, La ragazza di Bube, 1960
La Valdelsa offre antichi borghi con testimonianze preistoriche, medievali e rinascimentali dove si vive ancora con lentezza e il fiume Elsa che la attraversa ha creato nel tempo angoli incantevoli e suggestivi, come la cascata del Diborrato, un salto di 15 metri su una sorta di piccolo lago profondo oltre 10. Qui i giovani colligiani dimostravano il loro coraggio tuffandosi dall’alto.
Sono molte le escursioni interessanti che si possono fare: il “Tonfo dei Preti” (così chiamato perché vi facevano il bagno i seminaristi), la “Nicchia” (il “mare” dei colligiani soprattutto negli anni ’30 e ’40), la “Conchina”, immortalata dal pittore Antonio Salvetti e poi ancora la “Grotta dell’Orso”, “l’Alberaia”, il “Masso Bianco” e “la Spianata dei Falchi”, tutti punti con caratteristiche ambientali particolari, tutte mete che meritano un viaggio.
Per questa ricchezza naturale è stata istituita l’area protetta di interesse locale Parco Fluviale dell’Alta Val d’Elsa, che comprende il percorso del fiume nell’abitato di Colle di Val d’Elsa, da Ponte Santa Giulia fino al Ponte di Spugna, comprendendo anche Le Caldane, una sorgente termale già conosciuta dagli etruschi e dai romani.
Colle di Val d’Elsa
Colle di Val d’Elsa si trova sulla via Francigena, 1600 chilometri di strada medioevale, che è stata il percorso dei grandi pellegrinaggi dal nord Europa verso Roma.
Lungo il tracciato furono creati numerosi ospizi, nei quali i pellegrini e i viandanti erano accolti e rifocillati dagli ordini religiosi. Accanto agli “spedali” furono realizzate chiese, abbazie, castelli e nei centri abitati le caratteristiche case torre che svettano in tutta Colle caratterizzandola con un profilo unico. A Colle una di queste torri si distingue per essere stata la casa dell’artista Arnolfo di Cambio.
“Arnolfo di Cambio, figlio del notaio messer Lapo, nacque a Colle di Valdelsa verso il 1245, e sappiamo che fu allievo di Niccolò Pisano e fu grande architetto e scultore. Lavorò molto a Firenze: disegnò la seconda cerchia di mura con la Porta al Prato e alla Croce; fece ornare di marmi il battistero del duomo, ristrutturò e ampliò la Badia fiorentina, disegnò la basilica di Santa Croce, il Palazzo della Signoria e la cupola del Duomo con il Brunelleschi. Sembra che il Ponte di Rubaconte, oggi delle Grazie, sia stato disegnato da Lapo padre di Arnolfo. A Colle progettò due opere: il ponte di Spugna e di San Marziale, ormai scomparsi.”
Rino Salvestrini – Personaggi nella storia della Valdelsa (2018)
La vicinanza a località come San Gimignano, Monteriggioni e Volterra rendono Colle di Val d’Elsa un luogo perfetto per chi vuole vivere a pieno la toscanità. Arte, storia, ma anche olio, vino e cibo straordinari da godersi in un paesaggio caratterizzato da ampie distese boschive alternate ad aree seminative o coltivate con vigneti ed oliveti.
Ritrovamenti archeologici, fanno risalire i primi insediamenti sul territorio di Colle al IV millennio avanti Cristo. I primi documenti, in cui si nomina Colle di Val d’Elsa, risalgono al X secolo, ma è dalla fine del XII che la cittadina acquistò progressivamente autonomia e identità politica.
Parlando della storia di Colle non si può dimenticare la battaglia del 1269 tra i guelfi fiorentini e i ghibellini senesi citata anche da Dante nel XIII Canto del Purgatorio. Il comune colligiano giurando fedeltà ai guelfi si schierò contro Siena e i senesi nella battaglia ebbero la peggio. Dante fa parlare la senese Sapia Salvani che si trova nel Purgatorio tra gli invidiosi perché la sua invidia verso i suoi concittadini era tale e tanta da gioire nel vederli sconfitti in battaglia .
L’abitato di Colle di Val d’Elsa si è sviluppato originariamente in tre borghi autonomi: il Borgo di Santa Caterina, il Castello di Piticciano e il Piano.
I primi due insediamenti sono i più antichi, in posizione collinare e dominano la zona del fondovalle dove sorge il terzo borgo, quello del Piano, più recente e da sempre adibito alle attività produttive; si trova infatti disposto lungo il tracciato delle antiche gore, le canalizzazioni artificiali del fiume Elsa, costruite nel corso dei secoli a partire dai primi del 200, facilitando la presenza in quest’area di numerosi edifici produttivi che necessitavano dell’acqua, come mulini, cartiere e gualchiere.
Il Castello di Piticciano, o più semplicemente il “Castello”, presenta mura di fortificazione, tre strade e due piazze principali, su cui si aprono suggestive gallerie voltate e si affacciano torri medievali e palazzi cinquecenteschi.
Chi proviene da Volterra accede al Borgo di santa Caterina attraverso Porta Nuova, o Porta Solis, opera del 1479 attribuita a Giuliano da Sangallo, citata da Carlo Cassola ne “La ragazza di Bube”
“Il falsopiano stava per finire. Colle era nascosta dietro il ciglio: se ne scorgevano solo poche case, e una porta merlata, verso cui puntava diritta la strada. Ma loro presero a sinistra, per un viale di platani, che s’incassò sempre più profondamente tra una forra e un fosso di scarico, di là dal quale si levava il bastione delle case, con le finestre piccole, i panni tesi, un’aria vecchia e tetra. Descrivendo un’ampia giravolta, il viale sbucò infine nella parte bassa del paese, fra tettoie, capannoni, piccole ciminiere; e macerie, anche, su cui cresceva un’erbaccia polverosa. Il selciato sconnesso e i passanti sempre più numerosi costringevano Bube ad andare piano e a scampanellare in continuazione.
Scesero in piazza, con gran sollievo di Mara, che cominciava a sentirsi indolenzita.”
Carlo Cassola, La ragazza di Bube -1960
Colle di Val d’Elsa, città operosa
La tradizione manifatturiera di Colle inizia a partire dal XIII secolo grazie alle gore, i canali artificiali alimentati dalle acque del fiume Elsa, che, come abbiamo già accennato, portavano energia motrice ai molini e alle numerose cartiere.
L’agricoltura si sviluppo’ nel periodo Mediceo con la bonifica di terreni e l’utilizzo di quelli che prima erano destinati esclusivamente al pascolo.
Il settore della carta è stato importantissimo per Colle sia dal punto di vista economico che culturale. A partire dal 1400 a Colle si stampavano libri di ogni genere e per oltre due secoli alcune cartiere hanno avuto il monopolio regionale della produzione di carta da bollo.
Colle di Val d’Elsa nell’800 era definita la Boemia d’Italia. Ancora oggi è conosciuta come la “Città del Cristallo”; qui si produce infatti il 13% di tutta la produzione mondiale ed oltre il 90% di quella italiana.
La tradizione vetraria di Colle di Val d’Elsa risale già al medioevo con la produzione di vasi e bicchieri la cui lavorazione raggiunse tali livelli di importanza ed eccellenza da rendere necessaria una ordinanza granducale con cui, nel 1577, veniva bandito dallo Stato fiorentino il “vetro forestiero”.
La produzione del vetro a Colle era facilitata dalla possibilità di sfruttare le risorse del territorio circostante per la sua produzione. C’era infatti abbondanza di legna per alimentare i forni di cottura e ricavarne ceneri da usare al posto della potassa. La sabbia silicea era reperibile nelle cave della vicina Montevasoni; il territorio offriva abbondanza di acqua, la presenza di terra refrattaria ricca di carbonato di magnesio, e infine beneficiava della posizione sulla Via Francigena che rendeva facile il trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti.
Tutto questo convinse l’alsaziano François Mathis a impiantare nel 1820 una vetreria a Colle facendo arrivare dalla Francia abili maestri vetrai che nel tempo hanno formato la manodopera locale. Alla morte di Mathis, avvenuta nel 1832, l’azienda venne acquistata dal bavarese Giovan Battista Schmid, che era stato precedentemente direttore della vetreria Mathis. Schmid portò l’azienda e la produzione ad altissimi livelli, tanto da da ottenere la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1855.
Alla Vetreria Schmid si producevano bicchieri, bottiglie, vasi, calamai, acquasantiere, componenti per lampadari e lumi, articoli da farmacia ed altri oggetti di uso quotidiano, decorati ed incisi da abili molatori.
Nel 1885 con la morte di Schmid l’azienda passò nuovamente di mano e venne rilevata nel 1889 dall’empolese Alfonso Nardi .
Seguirono varie vicende storiche, nacquero cooperative e Colle si confermò punto di riferimento per la produzione del vetro sia in Italia che all’estero.
Nel 1922 nacquero le “Vetrerie Operaie Riunite Modesto Boschi” con un massiccio impiego di manodopera femminile per l’impagliatura e l’imballaggio.
La produzione era caratterizzata da articoli decorati ed incisi oppure colorati con il metodo della pittura a caldo con ossidi metallici e successiva ricottura degli oggetti ad una temperatura di oltre 500 gradi. Nelle Vetrerie Operaie Riunite Modesto Boschi venivano prodotti anche vetri ad uso ottico e industriale diventando fornitrici, oltre che delle Ferrovie dello Stato, della Marina e dell’Aeronautica, anche del Ministero della Guerra. Grazie a questo gli operai addetti a determinate lavorazioni ebbero l’esenzione dal servizio militare e furono poi esentati anche dal partire per la guerra.
Fu con la fine del conflitto bellico che iniziò la produzione di vetro con ossido di piombo in percentuale del 15%, realizzando così il primo cristallo al piombo colligiano.
Il numero degli addetti con questa nuova produzione passò dai 105 del 1942 ai 650 lavoranti del 1950.
Nel 1963, la Cristalleria La Piana riuscì a produrre un vetro con un contenuto di ossido di piombo superiore al 24 per cento. Era nato finalmente un cristallo trasparente e purissimo in grado di competere in brillantezza con quello d’oltralpe. Subito la produzione ebbe impulso e successo, si moltiplicarono le aziende di produzione e di molatura, rendendo Colle di Val d’Elsa un punto di riferimento per il cristallo sia in Italia che nel resto del mondo.
Riccardo mi racconta che “Lì dove nacque la prima fornace di Colle ci sono oggi i locali del Museo del Cristallo, attualmente chiuso per ristrutturazione”. Il museo racconta la storia del vetro e del cristallo di Colle di Val d’Elsa, dal XIV secolo a oggi, spaziando perciò dagli articoli incisi con tecniche antiche di lavorazione agli oggetti di più moderno design.