La natura sospesa nella resina
“L’idea del mio babbo – dice Elena – era quella di intrappolare la natura dentro un oggetto ispirandosi all’effetto dell’ambra fossile. Cominciò così i suoi primi esperimenti coi chicchi di mais, scelta dettata non certo da motivi cromatici, quanto piuttosto dal fatto che dietro il laboratorio del nonno, in piena campagna, c’era un aia con le galline e dunque usare un po’ di becchime per fare alcune prove era la cosa più semplice.”
Insoddisfatto del risultato Riccardo buttò nell’aia il piatto che racchiudeva al suo interno chicchi di granturco, ma con sua grande sorpresa vide che le galline lo beccavano nel tentativo vano di tirar fuori il mais. Dunque l’inganno era perfettamente riuscito e poteva essere perfezionato.
Dopo il becchime Riccardo ha iniziato a fare nuove prove con quanto la natura poteva offrire nei campi intorno al laboratorio. E nelle nostre campagne gli spunti non mancano mai!
Il grano biondo sussurrava al
Giovanni Pascoli “Tra le spighe”
vento
Qualche fior rosso, qualche fior
celeste
tra i gambi secchi sorridea
contento.
Pendeano li agli e le cipolle in
reste.
S’udian, mutata al fin la voce in
gola,
cantar galletti, alteri delle
creste.
La resina
La resina è un materiale sintetico, non è possibile fare queste lavorazioni con resine naturali.
La formula adottata dalla azienda Marzi è stata perfezionata dopo anni di prove e tentativi per ottenere la perfetta trasparenza che caratterizza questi oggetti.
Ci sono ben otto fasi che portano alla creazione di un oggetto, la prima è quella della scelta e selezione dei materiali.
Frutta, fiori, foglie, legumi, sono tutti prodotti offerti dalla natura con le loro originali colorazioni, anche se in qualche caso vengono fatte variazioni di tonalità per arricchire la gamma delle decorazioni disponibili.
“La natura ci ispira quotidianamente” dice Elena.
“La fortuna di essere circondati da questi paesaggi non può che stimolarci a creare cose che rispecchiano il territorio dove ci troviamo.
Non tutto però può essere messo sotto la resina, un nostro cruccio è quello di non poter utilizzare le foglie di ulivo perché inglobate nella resina dopo l’essiccazione si accartocciano e non danno un bell’effetto. Stessa cosa per le olive che mantengono sempre un residuo oleoso. Ci manca la possibilità di inserire anche il girasole perché il fiore, una volta essiccato, perde il fascino che possiamo ammirare nei campi. Le foglie di vite invece riusciamo a trattarle stirandole e schiacciandole dopo la raccolta per evitare che si pieghino.”
E’ importante che il prodotto messo all’interno sia perfettamente essiccato altrimenti dopo qualche mese si deteriora. I primi esperimenti fatti da Riccardo con le ginestre fresche ad esempio, avevano una bellissima resa nell’immediato ma dopo qualche mese si alteravano.
L’ origine dei prodotti messi all’interno è principalmente italiana e sono in gran parte forniti dai produttori di fiori secchi per fioristi.
“Qualcosa è invece autoprodotto – dice Elena – ad esempio i peperoncini che per nostra esigenza devono avere il gambo e ci piacciono di una certa tipologia e dimensione. Li coltiviamo nell’ orto di babbo Riccardo e li raccogliamo a settembre, li mettiamo a essiccare e la nostra piccola produzione ci è sufficiente per tutto l’anno. Anche le foglie di vite sono raccolte, ovviamente, nei vigneti che ci circondano.”