Monica continua il suo racconto, mi parla dello sport e di quanto sia stato importante nella sua vita.
“Mi sono avvicinata alla corsa all’età di diciannove anni, sono già trent’anni che corro, trent’anni di corse ed esperienze speciali legate alla corsa!
Ho iniziato perché un mio ex fidanzato mi diceva che ero cicciottella; non era vero ma per compiacerlo ho iniziato a correre. Ricordo che quando ad Alghero mi vedevano passare di corsa mi guardavano tutti come se fossi un extraterrestre, all’epoca dalle mie parti non era uno sport molto diffuso”.
Quando si trasferisce a Firenze Monica entra a far parte del Gruppo Sportivo Maiano; continua a correre e all’età di ventitré anni partecipa alla prima maratona, da allora non si è più fermata.
“Ho fatto quasi cinquanta maratone! All’età di trent’anni ho fatto il Passatore, cento chilometri di corsa da Firenze a Faenza. Poi ho iniziato esperienze più estreme, sono stata a correre due volte nei deserti e ho attraversato i ghiacciai. Ora mi sto preparando per una gara importante in Valle d’Aosta”.
Monica sente di dovere molto allo sport, “Correre mi ha aiutato tanto a livello psicologico, mi ha dato sicurezza e disciplina, mi ha insegnato a darmi degli obiettivi e a raggiungerli”.
“I pensieri che si avvicendano nella mia mente mentre corro sono semplicemente dei derivati del nulla, tutto lì. Si formano ruotando intorno al nulla. Somigliano alle nuvole che vagano nel cielo. Nuvole di grandezza e forma diverse che arrivano e se ne vanno, semplici ospiti di passaggio. Ciò che resta è soltanto il cielo che è sempre lo stesso.”
L’arte di correre – Haruki Murakami
Arrivare a Firenze per Monica ha avuto inizialmente un impatto sconvolgente.
“Vivere a Firenze era quello che volevo ma non è stato facile. Mi sono trovata in una realtà distante da quella a cui ero abituata; catapultata in una città più grande, immersa in una società con una mentalità molto diversa a pensare da sola a me stessa e a risolvere i miei problemi senza alcun appoggio . Correre mi ha permesso di superare le difficoltà che via via ho dovuto affrontare negli anni degli studi, mi ha la dato la grinta e la determinazione necessarie per andare avanti”.
Monica si allena da sola, mi dice che ha i suoi tempi e che nello sport come nella vita vuole avere i suoi spazi.
“La corsa è una attività sportiva solitaria” mi dice “ e io nella mia vita non voglio avere responsabilità verso altri. Per questa ragione non ho voluto nemmeno avere figli; io sono una persona “casinista”, mi dimentico le cose, a volte mi perdo nel mio mondo, preferisco occuparmi solo di me”.
Per circa ventitrè anni Monica resta a Firenze e torna ad Alghero al massimo due volte l’anno.
“Poi è capitato qualcosa” mi dice ”Ho fatto il cammino di Santiago, una delle tante sfide che mi sono imposta, e proprio il giorno del mio arrivo alla cattedrale ricevetti una foto da parte della mia famiglia. Stavano festeggiando il compleanno di mio padre e di mio fratello e all’improvviso mi sono resa conto che io nelle foto di famiglia non c’ero mai. Mi è scattato dentro qualcosa, ho sentito fortissimo il bisogno di tornare a casa e così ho fatto”.
“Quando nasci in Sardegna, vieni al mondo figlio di due madri: la prima che ti partorisce, ti nutre, ti educa, l’altra che ti tempra, ti caratterizza, ti segna. Sei figlio di una madre e figlio della terra.
La Sardegna non è un posto né un semplice luogo in cui vivere.
Esser sardo è tanto di più, è riconoscere il profumo del mirto accarezzato dalla salsedine, calpestare impronte lasciate da chi come te ha cercato il suo angolo di cielo nascosto tra le coste rocciose e l’entroterra spinoso. Esser sardo t’insegna a respirare cercando ad ogni boccata il profumo del mare.
Così nasci ed urli al mondo la tua vita mentre la cultura, l’orgoglio, la storia ti radicano dentro, ti si aggrovigliano allo stomaco e ti fortificano le ossa.
Se nasci in Sardegna, nasci dalla costola della Terra Madre. E non smetterai mai di sentirti orgogliosamente parte di un angolo di paradiso.
Prediletto. Odiato. Sfortunato. Invidiabile. Figlio del vento e del mare.” (Mauro Corona)
Per Monica tornare in Sardegna è stato un nuovo inizio, un ritorno alle origini inizialmente non facile.
“Nel giro di un anno mi sono trasferita di nuovo ad Alghero. E’ stato un ritorno graduale, dovevo pensarci bene; dovevo di nuovo abituarmi a questa realtà molto piccola, alla mentalità della gente da cui ero fuggita con le loro invidie e le gelosie che ho sempre detestato. Per un anno ho lavorato fra Alghero e Firenze restando in Sardegna tempi sempre più lunghi per poi decidere di stabilirmi di nuovo qui”.
Ad Alghero in Via Sassari 84 Monica ha aperto il suo negozio-laboratorio Persea Architecture & design.
“Il nome Persea è nato casualmente” racconta. “Dovevo crearmi una mail e volevo usare un nome originale diverso dal mio; mi venne in mente la statua di Perseo che vedevo ogni giorno sotto la loggia in piazza della Signoria e mi piaceva molto. Scelsi “Persea” e questo nome mi ha identificato nel tempo sia come creatrice di gioielli, che come architetto e designer. Alcuni credono addirittura che sia il mio vero nome!”
Quello di Persea ad Alghero è uno spazio in continua evoluzione dove Monica lavora e sperimenta sempre nuovi materiali, primo fra tutti l’alluminio.
L’alluminio
L’alluminio è un metallo color argento che si estrae dalla bauxite. E’ il terzo elemento maggiormente presente in natura (dopo l’ossigeno e il silicio) e ricopre l’otto per cento della superficie terrestre.
Leggerissimo, particolarmente duttile e malleabile, si lavora facilmente ad alte o basse temperature; conduce calore, elettricità e suono in maniera eccellente.
Per produrre alluminio la bauxite viene triturata e mescolata con soda caustica e calce, poi riscaldata in autoclavi a pressione per produrre idrossido di alluminio.
Il processo produttivo dell’alluminio ha purtroppo un forte impatto sull’ambiente. Basti pensare che per produrre una sola lattina in alluminio da 33 ml vengono inquinati 38 metri cubi d’aria, consumati 18 litri d’acqua e distrutti 30 centimetri cubi di suolo. E’ però un materiale facilmente riciclabile e l’Italia è il primo produttore europeo di alluminio riciclato.
L’alluminio può essere riutilizzato all’infinito senza mai perdere le sue proprietà; per questa ragione aziende e fonderie italiane lo paragonano a un metallo prezioso.
Viene cercato con attenzione nei rifiuti, trattato, fuso e riutilizzato in un ciclo che potenzialmente non si interrompe mai. Viene recuperato dalle autodemolizioni, da infissi, tapparelle, biciclette oltre che da lattine per bevande, scatolette, vaschette e bombolette. In fonderia viene pulito da vernici e altre sostanze ed è sottoposto a fusione a 800°. Dall’alluminio liquido si ottengono lingotti e placche che saranno usati e lavorati per dare vita a nuovi prodotti.
Monica ha iniziato a lavorare l’alluminio per caso. Era inizialmente attratta dall’ottone ma le prove che aveva fatto non le avevano dato i risultati sperati.
“Ho comprato un foglio d’alluminio in un negozio per hobbisti e ho provato a fare i primi orecchini iniziando da forme geometriche semplici. Sono piaciuti e questo mi ha incoraggiato ad andare avanti cimentandomi con disegni buffi di animali, soprattutto gatti. Poi mi sono ispirata alle favole perché dentro sono sempre bambina, e piano piano i miei soggetti sono aumentati. Ho iniziato ad aggiungere anche motivi decorativi col filo di alluminio e più recentemente con l’effetto diamantato”.
“Il mio primo investimento è stato l’acquisto del Cnc (controllo numerico codificato), un macchinario che mi ha permesso di fare tagli più precisi su disegni anche complessi che preparavo al computer. Con questa macchina il mio lavoro si è semplificato e ho velocizzato i tempi di produzione aumentando le vendite”.
Lavorando l’alluminio Monica inizia a guadagnare e può finanziare le sue trasferte in giro per il mondo dove corre le sue maratone.
Per farsi conoscere partecipa a fiere e mercati, si mette alla prova con nuovi materiali e tecniche di lavorazione sempre diverse.
“Sono una persona curiosa e mi piace sperimentare” continua Monica. “Dopo l’alluminio ho iniziato a lavorare il legno col taglio laser. Il laser mi ha aperto nuove possibilità di lavoro. Collaboro con wedding planners per fare allestimenti e scritte per matrimoni. Recentemente ho iniziato a lavorare il plexiglass; lo piego, lo incido sia nella versione specchiata che trasparente. Preparo targhe e insegne personalizzate con disegni creati da me. Collaboro con varie aziende del territorio (gioiellerie, oreficerie e argenterie) perché con il laser posso fare incisioni oltre che su acciaio e alluminio anche su metalli preziosi“.
“Il mio negozio” continua Monica “è un laboratorio di design in continuo sviluppo. Recentemente ho comprato un cnc piu grande per poter preparare oggetti di più grandi dimensioni e una diamantatrice per fare l’effetto diamantato sull’alluminio. Al momento sto sperimentando dei lavori col polistirolo che mi stanno dando delle belle soddisfazioni”.
Sorridendo ci racconta che si è accorta che cercano di imitarla “In fondo è un buon segno, succede quando si fa qualcosa che funziona” mi dice.
Continua saltuariamente anche la professione di architetto collaborando con una collega, l’arch. Sabrina Ranzano, con la quale ha fatto alcune ristrutturazioni.
Artigiana poliedrica Monica realizza complementi di arredo, orologi e lampade creando oggetti sempre nuovi, unici e personalizzati.
“Ultimamente mi sono divertita a fare una linea con delle scritte in algherese, principalmente parolacce, che rendono questi oggetti un po’ sboccati giocosi e divertenti; alla gente di Alghero piacciono molto”.
Monica è una donna soddisfatta, ha la fortuna di lavorare divertendosi; si è inventata un lavoro e un metodo, ha creato una rete di professionisti con cui collaborare e riesce a far coincidere lavoro sport e tempo libero.
Ci saluta promettendoci di tornare a trovarci dopo la prossima maratona.
Chissà quali novità ci porterà la prossima volta…