Uno spirito libero, un concentrato di energia e voglia di fare; Monica ha un bel sorriso, la Sardegna nel sangue e un cuore bambino.
L’abbiamo conosciuta una decina di anni fa alla Mostra dell’Artigianato di Firenze e ci ha conquistate subito con la sua allegria, i suoi modi affabili e i mille progetti che aveva in mente.
Monica Bardino è nata ad Alghero nel 1974, della Sardegna porta i colori sul viso e un leggero accento nella voce.
“Ho quattro fratelli maschi” mi dice. “Sono cresciuta in una realtà profondamente maschilista. Mia mamma non mi faceva uscire, avrebbe voluto che mi sposassi giovanissima ma questo non era quello che desideravo io. Non mi piaceva studiare ma ho capito presto che solo studiando sarei stata veramente libera. Alghero mi stava stretta” racconta, “Forse perché ancora più stretta mi stava la mia famiglia. Sono rimasta ad Alghero fino al diploma e poi appena mi è stato possibile mi sono trasferita a Firenze per studiare all’Università”
A’ suoi bastioni ridente s’affaccia
Enrico Costa “Poesia su Alghero” 1895
La ciarliera città, balda ed arguta;
E dall’antro regal di Capocaccia
La vagheggia Nettuno e la saluta
Nudrice a Manno, ai bagnanti ristoro,
Ricca è Alghero di pulci e di corallo;
Ha i palmicci, le angurie, i pomidoro,
E molti cavalier senza cavallo.
Ne le alterne vicende di sua vita
Non scordò mai che Catalana nacque,
Che Carlo Quinto la chiamò bonita.
Fu grande; – oggi però, la sfortunata,
In mezzo al mare è sitibonda d’acque,
E in mezzo a le sue piante Ell’è spiantata.
Alghero
Situata sulla costa a nord ovest dell’isola, Alghero conta circa quarantaduemila abitanti. E’ uno dei pochi centri storici italiani ad aver conservato quasi intatte le sue antiche mura.
Fu fondata dalla famiglia Doria intorno al 1100; a partire dal XIII secolo fu dominata dagli aragonesi che nel 1354 insediarono in città una colonia di Catalani. Ancora oggi gli algheresi parlano il catalano e la città è definita “Piccola Barcellona”.
Sono molte le testimonianze architettoniche della dominazione aragonese e spagnola, le troviamo sia nei palazzi privati che nei monumenti religiosi gotici, come la chiesa e il chiostro di San Francesco.
Molto suggestiva è la passeggiata dei bastioni dedicati oggi ai grandi navigatori, Colombo, Pigafetta, Magellano e Marco Polo.
Alghero è una cittadina di mare, destinazione turistica che ha avuto un grandissimo impulso a partire degli anni cinquanta.
Fino a metà degli anni settanta ad Alghero furono fatti investimenti importanti per costruire notevoli complessi turistici che dettero un enorme impulso economico alla città. Alghero vide in quegli anni un’espansione urbanistica che trasformò la fisionomia e l’economia della città che divenne la porta del turismo sardo. In breve tempo si moltiplicarono le strutture ricettive e i locali notturni che attiravano persone da tutta Italia aprendo l’isola al turismo internazionale.
Monica ci racconta che negli anni della sua infanzia “Alghero era vivacissima in estate; una città di mare che viveva di turismo. Negli anni ottanta e novanta venivano turisti da tutta Italia, specie dal Nord. Poi in inverno si spopolava”.
Oggi il turismo più ricco e mondano si è spostato sulla costa est e la città vive un momento di declino al quale cerca di opporsi con iniziative di tipo culturale. Sono in atto interessanti progetti volti a riqualificare il centro storico valorizzando il patrimonio artistico della città e coinvolgendo gli artisti e i creativi del territorio.
Il corallo
La costa di Alghero è definita la Riviera del corallo.
Il corallo di Alghero (corallium rubrum) apprezzato per il suo colore rosso rubino è conosciuto fin dall’antichità come uno dei migliori di tutto il Mediterraneo. Già nell’antica Roma veniva utilizzato per creare gioielli e oggetti ornamentali ed è così grande la sua importanza per l’economia di Alghero da essere stato inserito sullo stemma cittadino.
Intorno al 1870 nel porto di Alghero c’erano duecento imbarcazioni dedite alla pesca del corallo che occupavano seimila marinai. Di tutte queste barche però solo ventiquattro erano di pescatori sardi, e questo ci dice quanto la Sardegna sia stata storicamente una terra di conquista.
La pesca del corallo è stata purtroppo praticata a lungo con tecniche devastanti per l’ecosistema; oggi è sottoposta a rigorosi controlli e ne è permessa la pratica solo a pochi pescatori autorizzati .
E’ possibile approfondire la storia del corallo e conoscere le leggende legate all’ ”Oro Rosso” di Alghero visitando il museo situato a Villa Costantino, un edificio in stile liberty poco fuori le mura, costruito dalla famiglia Costantino nel 1927. (www.museialghero.it)
Nel museo si trovano esposti vari monili e gioielli, vere opere d’arte, realizzati da abili artigiani algheresi.
Attraversando poi le stradine lastricate dentro le mura della città vecchia si possono incontrare numerose officine dove il corallo viene trasformato in gioielli preziosi abbinandolo all’oro, alle perle e ai brillanti.
Al fine di continuare questa splendida tradizione locale l’Istituto Statale d’Arte ha dedicato al corallo una sezione per formare adeguatamente nuove generazioni di giovani artigiani capaci di lavorare con maestria l’Oro Rosso di Alghero.
Anche Monica ha studiato all’Istituto Statale d’Arte, per lei è stata una scelta naturale perché l’arte, la manualità e l’artigianato facevano da sempre parte della sua famiglia.
“Sono la penultima di cinque fratelli” mi dice“ mio fratello più grande era iscritto all’Istituto d’arte e io l’ho seguito.”
Nella famiglia di Monica sono in molti ad avere una vena artistica.
“Un mio zio lavorava al Louvre a Parigi come restauratore di cornici” mi dice. “Un altro era restauratore di mobili antichi, un altro ancora lavorava i metalli. Mio padre faceva il bidello ma ha sempre dipinto e ancora oggi che ha novant’ anni continua a dipingere. Anche mio fratello Italo è un’artista… diciamo che un po’ tutti in famiglia siamo dei creativi anche se in ambiti diversi”
Dopo il diploma all’Istituto d’Arte Monica continua a studiare e con due anni integrativi e l’esame da privatista si diploma anche geometra.
“Volevo andare via dalla Sardegna, volevo letteralmente scappare e dovevo trovare il modo di lavorare per mantenermi da sola a Firenze” racconta. “Arrivare da Alghero, un piccolo centro della Sardegna, in una città come Firenze è stato per me un cambiamento di vita pazzesco”.
A Firenze Monica si iscrive alla Facoltà di Architettura. “Firenze ha rappresentato per me la libertà. Lavoravo e studiavo, era una gran fatica ma ero libera e per me aver conquistato la libertà era la cosa più importante”.
Monica poteva finalmente esprimere la sua personalità e anche il suo carattere si trasforma.
Ottiene ogni anno la borsa di studio, prende sempre più sicurezza in sé stessa e inizia a creare piccole cose che vende a fiere e mercatini.
“Fin da piccola mi piaceva realizzare cose con le mani, mi chiudevo in camera mia e giocavo coi pezzi di legno, creavo, costruivo… Ero una solitaria, forse perché unica femmina e i miei fratelli mi escludevano dai loro giochi, ma stavo bene per conto mio a fare le mie cose e questa indole solitaria e creativa mi è rimasta ancora oggi”.
Si laurea in Architettura con una tesi che riguarda il progetto di uno scafo di una barca e questo le apre la strada anche al mondo della nautica.
“Un’ azienda nautica di Viareggio, Vismara, mi dette uno scafo sul quale lavorare. Il mio progetto piacque e mi chiesero di restare a lavorare per loro ma sentivo che non potevo lavorare per altri, avevo bisogno di lavorare per me stessa; perciò rinunciai alla loro proposta.”
Per un periodo Monica svolge anche la professione di architetto presso il Comune di Firenze ma di nuovo in lei prevale il bisogno di essere libera e lascia anche questa opportunità.
“Non riuscivo a stare legata ad un posto di lavoro fisso, essere dipendente mi faceva mancare l’aria.”
Essere libera è una condizione essenziale per Monica, organizzare da sola il suo tempo le permette di dedicarsi alla sua altra grande passione, la corsa.